“Per i non addetti ai lavori, di solito “finanza”
significa solo una cosa: profitti a tutti i costi –
così Laura Panizutti, Consulente Finanziario di
Conegliano, da anni partner d'informazione
delle iniziative di Borghi d'Europa, inizia il suo
intervento - In realtà- continua Panizutti-, vi è
anche molto altro. Nel corso del progetto L'Europa
delle Scienze e della Cultura parleremo
di finanza sostenibile, una realtà
che fino a poco più di un decennio
fa era sconosciuta o quasi,
ma che ormai è una realtà nota
e consolidata. Un approccio capace
di cambiare di migliorare il
mondo, spostando le risorse verso
le attività responsabili nei confronti
del Pianeta e delle persone. In
un’ottica di lungo periodo (non
esistono scorciatoie e denaro facile)
la finanza sostenibile deve
porsi l'obiettivo di creare valore
indirizzando i capitali verso attività che non solo
generino plusvalenze, ma siano al contempo
utili alla società e non siano a carico del sistema
ambientale, così da promuovere uno sviluppo
autenticamente sostenibile sotto il profilo
economico, sociale ed ecologico.
Oggi, più’ di ieri, per lo stesso risparmiatore,
avere la possibilità’ di finanziare iniziative sociali
garantendosi un’attenta selezione dell’investimento,
è qualcosa di importante che lo rende
moralmente responsabile e attento al risvolto
sociale che possono avere le stesse sue azioni.
Quando gli garantiamo un’attenta selezione
degli investimenti, intendiamo l’inserimento in
un portafoglio, di titoli rappresentativi di aziende
con precisi requisiti, tra i quali il rispetto dei
diritti umani, dell’ambiente, l’assenza di coinvolgimento
nei giochi d’azzardo, la produzione
di armi, materiale pornografico ecc ecc. Certo
ad un’analisi finanziaria si affianca anche un’analisi
etica dell’investimento e questo potrebbe
costare di più! In realtà’ non è proprio cosi’: la
presenza di criteri di selezione etici non incrementano
i costi diretti per gli investitori, anzi
in molti casi queste spese vengono ridotte in
modo significativo.
Credo davvero si debba superare, anche
nell’ambito finanziario (per molti “ arido”), la logica
della massimizzazione del profitto, ponendo
invece più attenzione ai valori.
Infatti, come si legge in Lifegate20, (una società
benefit, considerata il punto di riferimento
della sostenibilità, che conta su una community
di oltre 5 milioni di persone interessate e
appassionate ai temi legati alla sostenibilità).
“...con la crescita dell’interesse per la finanza
sostenibile, e del volume di asset gestiti, si moltiplicano
anche i prodotti finanziari sul mercato.
Tutti, però, si possono ricondurre a un fil
rouge ben preciso: integrano l’
Oggi, più’ di ieri, per lo stesso risparmiatore,
avere la possibilità’ di finanziare iniziative sociali
moralmente responsabile e attento al risvolto
sociale che possono avere le stesse sue azioni.
Quando gli garantiamo un’attenta selezione
degli investimenti, intendiamo l’inserimento in
un portafoglio, di titoli rappresentativi di aziende
con precisi requisiti, tra i quali il rispetto dei
diritti umani, dell’ambiente, l’assenza di coinvolgimento
nei giochi d’azzardo, la produzione
di armi, materiale pornografico ecc ecc. Certo
ad un’analisi finanziaria si affianca anche un’analisi
etica dell’investimento e questo potrebbe
costare di più! In realtà’ non è proprio cosi’: la
presenza di criteri di selezione etici non incrementano
i costi diretti per gli investitori, anzi
in molti casi queste spese vengono ridotte in
modo significativo.
Credo davvero si debba superare, anche
nell’ambito finanziario (per molti “ arido”), la logica
della massimizzazione del profitto, ponendo
invece più attenzione ai valori.
Infatti, come si legge in Lifegate20, (una società
benefit, considerata il punto di riferimento
della sostenibilità, che conta su una community
di oltre 5 milioni di persone interessate e
appassionate ai temi legati alla sostenibilità).
“...con la crescita dell’interesse per la finanza
sostenibile, e del volume di asset gestiti, si moltiplicano
anche i prodotti finanziari sul mercato.
Tutti, però, si possono ricondurre a un fil
rouge ben preciso: integrano l’analisi dei dati
finanziari con quella dei fattori
ambientali, sociali e di buon governo
(in gergo ESG, dall’inglese
environment, society e governance).
Ambiente significa valutare
le scelte legate all’energia, l’impegno
contro il cambiamento
climatico e l’uso (ponderato o
meno) delle risorse naturali. Sul
versante della società entrano
in gioco le condizioni di lavoro
dei dipendenti e i rapporti con
la comunità locale e il territorio.
Un’azienda che ha una buona governance, è
trasparente ed equa in tutte le sue scelte, dalle
retribuzioni ai legami con la politica.”
Abituati come siamo a parlare o sentir parlare
di beneficenza o filantropia, forse non ci
siamo accorti che si è fatta strada una nuova
realtà: quella dell'impact investing.“ Si tratta osserva
Laura Panizutti-, di qualcosa di molto
diverso dalla filantropia: non donazioni a fondo
perduto ma investimenti veri e propri, che in futuro
dovranno portare un guadagno con tassi
che possono essere inferiori o superiori a quelli
di mercato. Tutto questo ottenendo un impatto
positivo sul Pianeta e sulla società. A partire
da novembre 2016, il primo fondo a impatto ha
fatto il suo ingresso anche alla Borsa italiana.”
La sfida non è certamente semplice, ma i
dati sono incoraggianti. Uno studio del GIIN
(Global Impact Investing Network) ha interpellato
209 investitori attivi nell’impact investing,
scoprendo che nel 98 per cento dei casi gli
investimenti hanno raggiunto o superato le
aspettative in termini di impatto sociale e ambientale.
Il 91 per cento degli intervistati dice
lo stesso per quanto riguarda le performance
finanziarie.
“Quando si parla di etica e sostenibilità –
continua Laura Panzirutti - bisogna scontrarsi
con alcuni pregiudizi che sembrano davvero
duri a morire. Il più radicato è senza dubbio
quello per cui fare il bene del Pianeta sia un
sacrificio. Nulla di più sbagliato, nemmeno nel
mondo della finanza e sono i dati a dimostrarlo.
Analizzando oltre 2 mila studi accademici
condotti dagli anni Settanta in poi, si è visto che
il 90 per cento delle ricerche riscontra una relazione
“non negativa” tra l’attenzione ai criteri
Esg e le performance finanziarie di un’impresa;
anzi, nella maggior parte dei casi le aziende
più responsabili sono anche quelle più solide
nel lungo periodo.
Ma quali sono i volumi della finanza sostenibile?
Ci dà una risposta la stessa Eurosif, che
ogni anno pubblica un approfondito studio sugli
investimenti sostenibili in Europa. “Dall’ultima
edizione, pubblicata a novembre 2016, si scopre
che nel nostro Continente il mercato degli
investimenti sostenibili e responsabili ha fatto
un balzo in avanti del 25 per cento tra il 2013
e il 2015. La finanza sostenibile non è più solo
materia per banche e assicurazioni, se è vero
che gli investitori retail (vale a dire le persone fisiche)
sono sempre più protagonisti, passando
dal 3,40 per cento al 22 per cento degli asset
gestiti”.
Gli investimenti basati sul rispetto di norme
e standard internazionali sono i secondi della
lista con più di 5 mila miliardi di euro, seguiti
dall’engagement (cresciuto del 30 per cento in
due anni) e dall’integrazione delle istanze ESG
(oltre 2.600 miliardi di euro). A chiudere la lista,
delle più stimolanti offerte.
Accanto a questi eventi speciali, rimane
gli approcci più innovativi e complessi: best in
class (493 miliardi), investimenti tematici (145
miliardi) e impact investing, con più di 98 miliardi
di euro. Degli investimenti a impatto, però,
stupisce la rapidissima crescita: solo nel 2011
erano fermi a 8,75 miliardi di euro e nel 2013
a 20 miliardi. Ciò significa che in soli due anni
sono cresciuti del 385 per cento.” (fonte: Lifegate20).